martedì 16 dicembre 2014

Affitti d’oro-Autodichia. Intervista al geometra Lorenzoni dopo l’udienza delle sezioni unite sul suo ricorso contro l’autodichia


15-12-2014
Dopo la decisione dell'ufficio di presidenza della Camera sugli affitti d'oro, di cui si sta parlando in questi ultimi giorni, ritorna all'ordine del giorno il tema autodichia. Ne vogliamo parlare con il geometra Piero Lorenzoni, per sapere, nello specifico, qualcosa riguardo alle posizioni di chi sostiene che l'autodichia oggi non serve più e che è quindi contro i principi costituzionali, è sconosciuta in Europa e nel mondo, eppure sarebbe comoda per 'rimettere le cose a posto' in organi costituzionali su cui è difficile agire. Ciò che chiediamo al geometra è, appunto, che ne pensa del ricorso che lui stesso ha presentato e che ha portato ad una sentenza molto importante della corte costituzionale.

La mia esperienza è diversa. Proprio un'amministrazione che sa di essere protetta dal principio dell'autodichia, che può fare cose che da altre parti non si vedono, come per esempio non riconoscere le funzioni di un lavoratore ingiustamente demansionato. Secondo me, se si vogliono mettere le cose a posto, non si fa con meno regole, ma con regole migliori. Si parte, ad esempio, rispettando le sentenze.
La sua situazione fu riconosciuta da una sentenza, giusto?
Non da una, a dire il vero, ma da tre collegi diversi, in totale di 15 giudici interni: di fatto non è bastato, è dal 2006 (anno del giudicato formato) attendo che mi siano riconosciute le funzioni, in base alle quali con pochi atti di organizzazione fu possibile per l’Amministrazione conseguire un risparmio di circa un miliardo di lire all’anno e vantare un credito altrettanto importante verso terzi.
Ricapitoliamo: dopo le sue denunce dei rappresentante dei lavoratori per la sicurezza sul lavoro, l'amministrazione si rivolse a lei per una spending review sugli appalti in essere. Cosa significa questo? A cosa ha portato?
Beh, più che la spending review fu un controllo sui contratti e soprattutto sulla loro esecuzione: del resto una relazione di dettaglio del neodirettore fu oggetto allora di evoluzione amministrativa e anche di accertamenti successivi di ordine giudiziario.

E poi?
Di tutti quelli che avevano gestito quei contratti, con vera sorpresa fui l'unico ad essere trasferito. Dopo anni di esercizio di funzioni superiori, di responsabilità assunte in prima persona, mi ritrovai inspiegabilmente senza una scrivania, a vagare tra i palazzi, privato peraltro di qualsiasi attività.
Ma l'indagine, dopo il rinvio a giudizio, finì con un proscioglimento.
Me lo dice lei; sono contento per i colleghi, sono contento per loro. Non mi furono peraltro fatti elogi né tantomeno mi furono fatti addebiti: e lo dico, questo, per smentire la notizia che è apparsa sul quotidiano Libero in prossimità dell'udienza in corte costituzionale; fu una notizia che ebbe l'effetto di mettere in discussione – o forse ebbe questo effetto – l’attività svolta per il superamento dell'autodichia.
Si può dire che la sua battaglia, dopo i tagli agli stipendi, fa comodo a molti? Lei sarà diventato molto popolare, immagino...
Non direi. Forse, tra alcuni dipendenti. In ogni caso, non è che mi sia stata mai proposta un’azione collettiva, come si usa dire una class action. Sono anni che sostengo le spese per avvocati dinanzi a tutti i giudici che l'ordinamento conosce. Mi manca solo quello a Strasburgo. Questa è una via crucis che a mio giudizio deve finire. Sono fiducioso, dopo l’udienza, che la prossima pronuncia delle Sezioni Unite possa risolvere definitivamente la vicenda; in caso contrario sarei pronto a mantenere un punto di dignità anche a costo di aprire un contenzioso davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro l'Italia.
Ma in caso di condanna, a Strasburgo, chi dovrà pagare? Il contribuente italiano, per l'esistenza dell'autodichia?
Credo che l'Erario si possa rivalere presso l'ente che ha causato l'esborso. Se la resistenza del Senato è immotivata, allora paghi chi ha deciso in tutto questo tempo di sostenere l'autodichia a fronte dell'indiscussa cognizione di valore personale, e anche, direi, professionale del dipendente.
Quindi accadrà che il cittadino si accorgerà che senza l'autodichia la trasparenza della gestione degli organi costituzionali migliora.
Credo che per fare questo anzitutto sia necessario che la Corte dei Conti abbia competenza sulla gestione amministrativa degli organi costituzionali. Del resto, la criticità della gestione è stata evidenziata da un vostro disegno di legge e dalla relazione a quello già presentato nel 2008 dall’allora senatore Maritati, che peraltro ho prodotto al giudizio della Cassazione rimanendo sprovvisto di difesa, già due anni fa.
Mi può fare un esempio?
Guardi, l'autodichia è un modello organizzativo che non riguarda solo i dipendenti; è stato evidenziato - anche nell'udienza pubblica alla Consulta, disponibile sul vostro sito – che dal 2005 copre anche i rapporti con i terzi e svariati altri profili diversi in cui gli organi costituzionali non hanno ancora dato accesso alla normativa.
Lei ha iniziato questo breve dialogo proprio con un esempio su tutti, di recente cognizione.
Se l’ufficio di presidenza della Camera dei deputati, già nel dicembre del 2013 avesse accettato pacificamente l’ordinamento della Repubblica - mi riferisco al decreto Monti - per la rinegoziazione degli affitti dello stato, peraltro straordinariamente onerosi, non vi sarebbero, ed a mio avviso non vi sono, ulteriori motivi per strascichi né pattuizioni e si regolerebbero gli accordi sul libero mercato, valutando – beninteso – costi e benefici di ogni singola operazione.
Senta, adesso attendiamo la camera di consiglio. Posso chiederle che sentore ha?
Credo che i tempi siano maturi, diciamo, per una determinazione attenta, che metta fine a tutto questo tipo di contenzioso. Del resto, già l’udienza in Corte Costituzionale e la difesa assunta dagli avvocati presenti – e rappresentanti la difesa di Camera e Senato – avevano, a mio giudizio, dato il segno della criticità dell’argomento.
Per quando dovrebbe essere il pronunciamento? Si sa qualcosa?
L’udienza è stata il 16 novembre ultimo scorso. Mi auguro che sia assolutamente prima di natale.
Benissimo. Allora incrociamo le dita e speriamo che questa importante sentenza arrivi a scardinare quello che è un principio ormai vecchio, e che dovrebbe in qualche modo essere rivisto.
Credo che sia un regalino sotto l’albero che non riguarda solo il sottoscritto.

Ne siamo convinti anche noi. Grazie molte per l’intervista.
Grazie a voi per l’interesse. 

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