lunedì 22 settembre 2014

Stipendi dipendenti Camere: Testa/Gerardi. I Presidenti delle Camere non hanno bisogno di aggrapparsi al feticcio dell'autodichia per guadagnare meriti agli occhi dell'opinione pubblica

I radicali Irene Testa e Alessandro Gerardi (coautori del libro "Parlamento Zona Franca" lo scudo dell'autodichia) hanno così commentato le dichiarazioni rese stamane dalla presidente della Camera Laura Boldrini, ai microfoni di Sky Tg24, in merito al taglio degli stipendi per i dipendenti delle Camere: 

"Non è affatto vero che le Camere avrebbero potuto non dare esecuzione ad una legge dello Stato, quale quella che ha introdotto il tetto degli stipendi. Le leggi dello Stato, anche grazie all'iniziativa radicale, entrano nella gestione del personale e degli appalti delle Camere esattamente come per ogni altro organo dello Stato. Continuare a negarlo significa misconoscere le grandi implicazioni della sentenza n. 120, firmata da Giuliano Amato, secondo cui in nessuno Stato del mondo vige più l'autodichia sulle questioni amministrative degli organi costituzionali.

Invece di cogliere l'occasione del dibattito parlamentare sulla conversione del decreto Renzi per adeguarlo alla peculiarità della situazione del personale delle Camere (come pure proponeva un emendamento dell'onorevole Di Gioia), i vertici delle Camere continuano a baloccarsi con adeguamenti incompleti, parcellizzati e, comunque, suscettibili di violazione della riserva di legge dell'articolo 23 della Costituzione.

I Presidenti delle Camere non hanno bisogno di aggrapparsi al feticcio dell'autodichia per guadagnare meriti agli occhi dell'opinione pubblica: facessero piuttosto il loro dovere e riconoscessero la giurisdizione della Cassazione quando, il 18 novembre prossimo, sarà chiamata a dare seguito alle indicazioni della Corte costituzionale."

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