martedì 16 dicembre 2014

Affitti d’oro-Autodichia. Intervista al geometra Lorenzoni dopo l’udienza delle sezioni unite sul suo ricorso contro l’autodichia


15-12-2014
Dopo la decisione dell'ufficio di presidenza della Camera sugli affitti d'oro, di cui si sta parlando in questi ultimi giorni, ritorna all'ordine del giorno il tema autodichia. Ne vogliamo parlare con il geometra Piero Lorenzoni, per sapere, nello specifico, qualcosa riguardo alle posizioni di chi sostiene che l'autodichia oggi non serve più e che è quindi contro i principi costituzionali, è sconosciuta in Europa e nel mondo, eppure sarebbe comoda per 'rimettere le cose a posto' in organi costituzionali su cui è difficile agire. Ciò che chiediamo al geometra è, appunto, che ne pensa del ricorso che lui stesso ha presentato e che ha portato ad una sentenza molto importante della corte costituzionale.

venerdì 12 dicembre 2014

PENSIONI D'ORO PARLAMENTO. IRENE TESTA, PER DIFESA AUTODICHIA COMMEDIA DELL'ASSURDO

Dichiarazione di Irene Testa, coautrice del volume "Parlamento zona franca" in riferimento alle notizie pubblicate stamani da Repubblica nell'articolo "Camera, a rischio i tagli sulle pensioni d'oro dovrà decidere la Consulta", a firma di Tommaso Ciriaco, dichiara:


«Il cul de sac in cui si va cacciando il Parlamento, per il suo ossessivo ossequio al feticcio dell'autodichia, sta rasentando la commedia dell'assurdo. Dopo averci spiegato in Corte costituzionale che i giudici domestici si cucinano in casa un controllo di costituzionalità decentrato, dopo aver detto a Silvio Berlusconi che la sua richiesta di portare alla Consulta la legge Severino era inammissibile, oggi la maggioranza dem - che governa l'organo di autodichia della Camera - butta la palla a palazzo della Consulta per non decidere sul taglio alle pensioni d'oro dei dipendenti del Parlamento. Il groviglio parrebbe frutto soltanto del desiderio di compiacere alti burocrati con pensioni mensili a quattro zerI, se non montasse un altro, e più grave sospetto: perché, come già con gli affitti d'oro di Scarpellini, la Camera si ostina a ritagliare, con proprie delibere, coriandoli di disciplina di legge "esterna"? Perché, nell'adattamento della normativa appaltistica e pensionistica al proprio interno, gli organi costituzionali apportano modifiche, che poi si rivelano insostenibili ad un sindacato giurisdizionale?

giovedì 27 novembre 2014

L'Europa contro il precariato: non vi sono lavori esenti

Irene Testa,  coautrice con Alessandro Gerardi del libro: "Parlamento Zona Franca", e Maurizio Turco, tesoriere del Partito radicale, hanno così commentato la sentenza odierna della Corte di giustizia dell'Unione europea sui precari della scuola:

"La prima conclusione della sentenza della Corte di Lussemburgo sui precari trascende il caso della scuola e si rivolge a tutti i datori di lavoro, sia pubblico che privato: non esistono ambiti esenti dall'obbligo di prevenire il ricorso abusivo a una successione di contratti di lavoro a tempo determinato".

mercoledì 26 novembre 2014

ALL’AULARIO DI SANTA MARIA CAPUA VETERE




di Irene Testa

Il corso di diritto costituzionale del professor Lorenzo Chieffi è famoso per le tematiche dei diritti civili, che lo porteranno a coordinare nel fine settimana - tra tutte le Università campane - un importante convegno sulla famiglia omosessuale. Eppure, il 24 novembre 2014, nell’aula C dell’Aulario di Santa Maria Capua Vetere, gli studenti della Seconda università di Napoli erano chiamati a studiare due sentenze della più recente giurisprudenza costituzionale in tema di procedimento legislativo ed istituzioni parlamentari: la “sentenza Amato” (n. 120/2014, sull’autodichia) e la “sentenza Cartabia” (n. 32/2014, sui limiti di omogeneità in ordine all’emendabilità dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge).

mercoledì 19 novembre 2014

Autodichia. Un'udienza storica


Autodichia. Un'udienza storica
L'udienza delle sezioni unite civili della Corte di cassazione, il 18 novembre 2014 nell'aula magna al secondo piano del Palazzaccio, ha avuto lo svolgimento pacato e meditato delle occasioni che fanno la storia del diritto.
La causa numero 5 al ruolo d'udienza, Lorenzoni contro Senato della Repubblica, ha avuto inizio con la relazione del cons. Amoroso, che ha ricordato le precedenti fasi di causa sia in termini di giustizia domestica, sia in termini di rito in Cassazione, fino alla rimessione alla Corte costituzionale ed all'emanazione della sentenza n. 120.
Ha quindi avuto la parola il difensore del ricorrente, l'avvocato A. Sandulli, che ha sottolineato la natura della sentenza n. 120 come vero e proprio mutamento di prospettiva nel valutare la questione dei regolamenti parlamentari, secondo i parametri della delimitazione tra i poteri: l'autodichia diventa così materia attinente al rispetto o meno del confine perchè, se si estende oltre gli ambiti funzionali allo svolgimento dell'attività parlamentare, perde la sua legittimazione perchè in tal caso prevale la grande regola dello Stato di diritto ed il regolamento parlamentare diventa fonte di atti lesivi nei confronti del potere giurisdizionale. Spetta al Collegio qui convocato valutare se i rapporti di lavoro dei dipendenti rientrino o meno in questo confine, ma ben due argomenti enunciati dalla sentenza n. 120 fanno propendere per questa conclusione: quello comparativo e quello funzionale; inoltre il Collegio ha espresso la sua posizione, nel medesimo senso, già nell'ordinanza n. 10400. C'è quindi margine per procedere direttamente alla cognizione dei motivi di impugnazione della sentenza domestica di ottemperanza, che disattendeva un giudicato formato e l'obbligo di esecuzione secondo trasparenza e buona fede, gravante sull'Amministrazione del Senato. Per questi motivi si richiede di decidere direttamente nel merito, assumendo pronuncia costitutiva di annullamento della sentenza impugnata e di condannare il Senato a riesercitare i propri poteri con atti immuni dai vizi denunciati.

lunedì 17 novembre 2014

AUTODICHIA: BUEMI (PSI), TRASPARENZA NEGATA IN SENATO, VISIBILITÀ' PIENA IN CASSAZIONE


ROMA, 17 NOV - "Invito tutta la stampa a presenziare, domani, all'udienza pubblica della Corte di Cassazione, nella causa Lorenzoni contro Senato", ha dichiarato il senatore Enrico Buemi, Capogruppo Psi in commissione Giustizia. "Negli atti di causa sono depositati i disegni di legge che da cinque anni cercano di abrogare l'autodichia, a dispetto di chi ritiene si tratti di un principio costituzionale  impossibile da abolire."

sabato 15 novembre 2014

Dipendenti Camere. Risposta alla lettera di Domenico Mossello pubblicata da ItaliaOggi

Caro direttore,

vorrei rispondere alla lettera di Domenico Mossello con alcune precisazioni:

1.     i dipendenti delle Camere hanno posizioni variegate, sulla questione retributiva: alcuni hanno fatto ricorso ai giudici domestici, altri al giudice esterno (TAR e/o giudice del lavoro), altri ad ambedue, altri a nessuno dei due;

2.     un dipendente del Senato è davanti alla Cassazione dal 2011 (quindi ben prima che qualsiasi questione retributiva fosse non diciamo nota, ma neppure pensata) contestando l’autodichia: nonostante le nostre richieste né Grasso né Boldrini hanno mai accettato di desistere dalla difesa dell’autodichia, su una questione di demansionamento accertato e di diritti della persona lesi;

3.     l’unico Autore che, dall’interno delle Camere, contesta scientificamente l’autodichia, lo fa dal 1998, con articoli pubblicati da riviste giuridiche - e l’ultima anche ripresa dal nostro sito ((http://autodichia.blogspot.it)) - senza che questo abbia giovato alla sua carriera amministrativa, se è vero che è l’unico ad essere stato “scavalcato” nella recente nomina dei 13 direttori del Senato.

Quindi non ci pare che la battaglia contro l’autodichia sia improvvisamente diventata più facile, alla vigilia della decisiva udienza delle sezioni unite civili della Cassazione del 18 novembre prossimo sul caso del demansionamento in Senato. Comunque invitiamo Mossello, e con lui tutti i lettori di ItaliaOggi, a sintonizzarsi su radio radicale per giudicare da soli la difesa dell’autodichia che frapporranno le Camere.

Per la nostra esperienza, si è trattato e si tratta di una difesa assai strenua, della quale i dipendenti non portano alcuna responsabilità, rispondendo a gestioni amministrative opache che dagli stessi sono soltanto subìte.

Irene Testa

Coautrice insieme all’avvocato Alessandro Gerardi del libro “Parlamento Zona Franca” lo scudo dell’Autodichia.

mercoledì 12 novembre 2014

AUTODICHIA ED AUTOCRINIA DEGLI ORGANI COSTITUZIONALI

Seminario del corso di dottorato di ricerca 
in Scienze giuridiche, Giustizia costituzionale 
e diritti fondamentali, 
Curriculum italo-franco-spagnolo 
in Giustizia costituzionale 

Pisa, 12 novembre 2014, ore 10
Via del Collegio Ricci, n. 10, Sala verde
Università di Pisa



AUTODICHIA ED AUTOCRINIA 
DEGLI ORGANI COSTITUZIONALI

Intervento del consigliere G. Buonomo

Vorrei innanzi tutto ringraziare l'Amministrazione del Senato che, pur essendo pubbliche le mie opinioni, ha espresso il suo nulla osta alla mia allocuzione in questa sede. Al contempo, ringrazio colui che ha convenuto in giudizio la medesima Amministrazione, che ha accettato di arricchire il mio apparato conoscitivo in ordine alle memorie di causa.
L'autodichia delle Camere è frutto del più classico dei paralogismi: si dice che c'è da secoli e si dice che non potrebbe non esserci, violando il criterio popperiano di falsificabilità. In fatto, poi, lo studio approfondito di diritto comparato sincronico, condotto dalla Corte costituzionale, dimostra che l'affermazione è infondata.
Quanto al diritto comparato diacronico, la sentenza del 2010 della Corte suprema del Regno Unito, sul caso Chaytor, ha dimostrato attingendo ad una corretta ricostruzione dei precedenti anglosassoni che né sotto il profilo immunitario, né sotto quello della "cognizione esclusiva", si può ricavare una sottrazione degli atti extrafunzionali dalla competenza giurisdizionale ordinaria.

mercoledì 5 novembre 2014

RELAZIONE SCRITTA AL CONGRESSO RADICALE SULLA LOTTA ALL'AUTODICHIA


di Irene Testa

Sono oramai due anni che è in corso l'iniziativa radicale, per affermare la legalità nelle amministrazioni degli organi costituzionali: è tempo di tirare un primo bilancio, per chiedere al Congresso un giudizio ed un incoraggiamento a proseguire.

Anzitutto i fatti positivi, che sono ancor più notevoli perché avvenuti nel pressoché totale silenzio degli organi di informazione:

1. Il disegno di legge dei parlamentari radicali a prima firma Rita Bernardini, per abolire l'autodichia di Camera e Senato, è stato depositato in Cassazione dal ricorrente di una controversia di lavoro contro il Senato: esso è tra gli atti parlamentari che hanno provocato il dubbio di costituzionalità, avanzato dalla Cassazione con ordinanza n. 10400/2013;

martedì 30 settembre 2014

Autodichia a metà.

Stipendi d'oro e notizie a metà

Udite udite: l'ufficio di presidenza della Camera dei Deputati martedì 30 settembre ha votato il via libera al tetto agli stipendi dei dipendenti. Come si dice da tanto tempo, la possibilità di autodeterminarsi delle Camere permetterebbe ad entrambi i rami del Parlamento di votare misure eque. Eppure.... 

http://www.goleminformazione.it/articoli/autodichia-parlamento-stipendi-taglio-tetto-ufficio-presidenza.html#.VCsSYUt_PFF

lunedì 22 settembre 2014

Stipendi dipendenti Camere: Testa/Gerardi. I Presidenti delle Camere non hanno bisogno di aggrapparsi al feticcio dell'autodichia per guadagnare meriti agli occhi dell'opinione pubblica

I radicali Irene Testa e Alessandro Gerardi (coautori del libro "Parlamento Zona Franca" lo scudo dell'autodichia) hanno così commentato le dichiarazioni rese stamane dalla presidente della Camera Laura Boldrini, ai microfoni di Sky Tg24, in merito al taglio degli stipendi per i dipendenti delle Camere: 

"Non è affatto vero che le Camere avrebbero potuto non dare esecuzione ad una legge dello Stato, quale quella che ha introdotto il tetto degli stipendi. Le leggi dello Stato, anche grazie all'iniziativa radicale, entrano nella gestione del personale e degli appalti delle Camere esattamente come per ogni altro organo dello Stato. Continuare a negarlo significa misconoscere le grandi implicazioni della sentenza n. 120, firmata da Giuliano Amato, secondo cui in nessuno Stato del mondo vige più l'autodichia sulle questioni amministrative degli organi costituzionali.

venerdì 9 maggio 2014

Governo, Testa e Bernardini:Renzi favorevole ad autodichia per far da scudo a sua incapacità?

Rita Bernardini Segretaria Radicali Italiani e Irene Testa, coautrice insieme ad Alessandro Gerardi del libro "Parlamento zona franca" lo scudo dell'Autodichia hanno dichiarato:
"Ancora una volta il presidente Renzi si nasconde dietro la dottrina dell'autodichia per giustificare la sua incapacità di attuare la politica degli annunci e delle slides: stamani ha dichiarato che non riesce ad imporre il tetto retributivo ai dipendenti delle Camere perché la legge esterna non può entrare nel Palazzo.
I radicali sostengono da anni che l'autodichia è pretestuosamente agitata, per giustificare la sottrazione alla legalità ed allo Stato di diritto dello stesso centro della Repubblica, gli organi costituzionali. I nostri argomenti (per i quali v. www.autodichia.blogspot.com) hanno convinto la Corte di cassazione, che ha visionato la proposta di legge di Rita Bernardini prima di investire la Corte costituzionale della questione.
 Abbiamo invitato più volte, anche a ridosso dell'udienza, il presidente Renzi a non costituirsi in giudizio davanti alla Corte costituzionale, lasciando Grasso e Boldrini da soli a difendere l'odioso privilegio, ma non abbiamo ricevuto risposta. Siamo fiduciosi che la Corte saprà fare a breve giustizia della tesi assurda, secondo cui l'indipendenza dei massimi organi dello Stato riposerebbe sulla sottrazione di un dipendente demansionato al giudice comune di legittimità.

venerdì 4 aprile 2014

Rimborsopoli - Testa, Turco: il Governo Monti con il controllo della Corte dei Conti ha interrotto la Rimborsopoli dei gruppi regionali, riuscirà Giuliano Amato ad abilitare la Corte a controllare il Parlamento?

Dichiarazione di Irene Testa, coautrice con Alessandro Gerardi del volume "Parlamento zona franca", e Maurizio Turco già membro della Commissione Affari costituzionali della Camera:


Nella sua risposta all'articolo "Che fai, li cacci?" del 3 aprile 2014 sul Fatto quotidiano, Franco Bassanini ha fatto grazia di una seconda imprecisione di Marco Travaglio sulla revisione del titolo Quinto. Secondo Travaglio "nemmeno una bocciofila rimborsa le spese ai dipendenti senza scontrini", da cui la cattiva gestione dei consigli regionali nei rimborsi ai gruppi.

Purtroppo non è così: il cortocircuito insito nella "Rimborsopoli" regionale deriva dal fatto che alla Corte dei conti era precluso - e lo è stato fino a quando il governo Monti ha emanato un apposito decreto-legge, dopo il caso Fiorito - qualsiasi controllo sulle attività a carico dei bilanci dei venti consigli regionali. Tutto questo prosegue ancora per le Camere del Parlamento nazionale, in base ad un'interpretazione che potrà cessare solo se e quando la Corte costituzionale scardinerà il dogma dell'autodichia, come da sempre chiediamo, sia dal punto di vista politico che istituzionale.

Si tranquillizzi quindi Travaglio: non solo Bassanini ministro non ebbe niente a che fare con il titolo Quinto; neppure il governo di cui faceva parte, nel 2001, ebbe niente a che fare con il "via libera" a Rimborsopoli, come indirettamente si vuol far credere. Anzi: il decreto Monti, che ha riportato sotto controllo le spese dei gruppi regionali, è stato accolto con favore da un fondamentale articolo di Giuliano Amato (che di Bassanini ministro era stato il Presidente, nel 2001) intitolato "I soldi di tutti e l'autodichia". Il Presidente Amato ha oggi l'occasione di completare l'opera, essendo il relatore da giudice costituzionale sull'ordinanza della Cassazione contro l'autodichia: noi siamo fiduciosi che sarà coerente, per convinzione profonda e non certo per dare torto alla confusa controstoria di Travaglio." - See more at: http://radicali.it/comunicati/20140404/rimborsopoli-testa-turco-radicali-governo-monti-con-controllo-della-corte-dei-co#sthash.9G2h9Us9.dpuf

lunedì 24 marzo 2014

Stipendi manager pubblici. Irene Testa: In parlamento impossibile ridurli per colpa Autodichia. Le Camere sottratte alla legge esterna

Dichiarazione di Irene Testa, dirigente Radicale e coautrice insieme ad Alessandro Gerardi del libro "Parlamento zona franca" lo scudo dell'Autodichia ha dichiarato:

L'applicazione della legge Monti sul tetto retributivo ai dirigenti del settore pubblico è più facile per Sarmi e Moretti che per i Segretari generali delle Camere. Essi sono sottratti dall'applicazione della legge "esterna" in virtù dell'applicazione della teoria dell'autodichia parlamentare, per cui si fanno scudo dietro la necessità di un'improbabile intesa con le dodici sigle sindacali sollecitata dalla vicepresidente della Camera Sereni. La Camera se la canta e se la suona, quando si tratta di affitti d'oro, di limiti alle retribuzioni, di trattamento del personale. Se però Matteo Renzi vuole contribuire allo sforzo di dare ingresso alla legge anche nelle quattro mura dei palazzi della politica, può farlo accogliendo la richiesta contenuta nella lettera pervenutagli venerdì scorso dai Radicali http://www.radicali.it/comunicati/20140321/autodichia-radicali-scrivono-renzi-occorre-rottamarla-governo-non-si-costituisca. Se il Governo non compare in udienza domani, davanti alla Corte costituzionale, darà un segnale importante rispetto ad una ricostruzione che sostengono soltanto le Camere, contro tutta la dottrina giuridica e contro le sentenze europee: che, cioè, per dare ingresso nelle Camere alla legge occorra una delibera delle Camere stesse. Con le resistenze interne ed il lobbismo indiretto, in conflitto di interessi, che si può facilmente prevedere da parte dei rispettivi Segretari generali."

venerdì 21 marzo 2014

AUTODICHIA: I RADICALI SCRIVONO A RENZI: OCCORRE ROTTAMARLA. IL GOVERNO NON SI COSTITUISCA, LASCI DECIDERE LA CONSULTA


Signor Matteo RENZI
Presidente del consiglio dei ministri
Palazzo Chigi
Piazza Colonna
00186 ROMA

Roma, 21marzo 2014
Presidente,

abbiamo certamente apprezzato che -nella rielaborazione conseguente al ritiro del decreto-legge n. 151, deciso dal Suo governo appena insediato - non sia stato riproposto l'emendamento all'art. 2, consentendo in questo modo, come disposto, il recesso annuale automatico dai contratti d'affitto da parte delle pubbliche amministrazioni, in linea con quanto già previsto dal Governo Monti (art 3 del decreto 95/2012), che affrontava la questione degli affitti d'oro della Camera. Eppure, un cambio di passo del Governo nelle questioni amministrative del Parlamento non può limitarsi a questo: finora l'atteggiamento del Governo è apparso troppo tenue e balbettante nell'affrontare la disonorevole situazione giuridica da cui ebbe origine il regime derogatorio di cui ha approfittato il costruttore Scarpellini.
Che cosa impediva ad applicare alla Camera le usuali procedure di legge sul potere di disdetta e mancato rinnovo delle locazioni con amministrazioni pubbliche? Il problema, onorevole Presidente, è l'autodichia. Da che rimane intatto un tal retaggio, si è alimentato molto del discredito che si va riversando sulle Istituzioni democratiche. Per recidere il groviglio dell'autodichia, è stata investita la Corte costituzionale: eppure anche il Governo può fare qualcosa, per superare questo sistema unico al mondo.
È già avvenuto che la Presidenza del consiglio abbia negato mandato all'avvocatura dello Stato a costituirsi "in difesa dello status quo" a palazzo della Consulta. È avvenuto con un'altra questione di costituzionalità sollevata dalla Cassazione, quella sulla legge elettorale. Può e deve avvenire, ora, anche per la questione sollevata dalle sezioni unite civili della Cassazione contro l'autodichia con ordinanza n. 10400 del 2013. Nella mattina di martedì 25 marzo prossimo la Corte costituzionale esaminerà la cosiddetta autodichia. Camera e Senato la invocano, ad ogni pie' sospinto, per giustificare la sottrazione delle loro amministrazioni all'automatica applicazione della legge esterna.
Al momento la Presidenza del consiglio è costituita in giudizio a difesa del Senato contro la Corte di cassazione. Quest'ultima, anche dopo aver visionato la proposta di legge radicale della scorsa legislatura, ha avanzato il dubbio che l'antico privilegio sia contrario alla Costituzione ed ai trattati internazionali.
I Radicali si aspettano, dopo la relazione del professor Giuliano Amato, parlino solo le parti private, e che il Governo non intervenga in una questione che, in fin dei conti, è di mero diritto civile. Se Enrico Letta l'ha fatto per il Porcellum, astenendosi dal difendere la legge, è lecito richiedere a Lei di lasciare i quindici giudici della Corte liberi di decidere sull'autodichia, ritirando la costituzione in giudizio dell'Avvocatura dello Stato.
Sarebbe anche questo l'indizio di un cambio di passo, superando l'anomalìa per la quale il nostro è l'unico Paese al mondo che attribuisce questo potere al suo Parlamento.
Se le Presidenze delle Camere hanno sin qui fatto orecchio da mercante alla nostra richiesta, siamo convinti che il Governo possa e debba dimostrare maggiore disinteresse, sulla questione.
Presidente, ritiri ogni atto depositato dall'avvocatura dello Stato e lasci la Corte determinarsi secondo scienza e coscienza.
La professionalità e la competenza giuridica del Relatore in Corte, che è stato anche autorevole parlamentare e due volte Presidente del consiglio, non necessita di ulteriori "interventi a difesa della legge"; ciò tanto più che, finora, la memoria del Governo s'è ridotta ad una clonazione delle memorie delle Camere. Il collegio giudicante è già nelle migliori condizioni per decidere e portarci ad uno standardeuropeo anche su questa questione.

Attendiamo fiduciosi
Irene Testa                                                                           On.le Rita Bernardini
Radicale e coautrice del libro "Parlamento Zona Franca" lo scudo dell'autodichia Segretaria di Radicali Italiani



Avv. Alessandro Gerardi                                                    On.le Maurizio Turco

Coautore del libro "Parlamento Zona Franca" lo scudo dell'autodichia                  Tesoriere del Partito Radicale

mercoledì 19 marzo 2014

25 MARZO MATTEO RENZI RINUNCI AD AUTODICHIA. SAREBBE L'INIZIO DI UN CAMBIO DI PASSO


"Nella mattina di martedì 25 marzo prossimo la Corte costituzionale esaminerà la cosiddetta autodichia. Camera e Senato la invocano, ad ogni pie' sospinto, per giustificare la sottrazione delle loro amministrazioni all'automatica applicazione della legge esterna.
Al momento la Presidenza del consiglio è costituita in giudizio a difesa del Senato contro la Corte di cassazione. Quest'ultima, anche dopo aver visionato la proposta di legge radicale della scorsa legislatura, ha avanzato il dubbio che l'antico privilegio sia contrario alla Costituzione ed ai trattati internazionali.
I radicali si aspettano, dopo la relazione del professor Giuliano Amato, parlino solo le parti private, e che il Governo non intervenga in una questione di diritti civili e di danno da demansionamento. Se Enrico Letta l'ha fatto per il Porcellum, astenendosi dal difendere la legge, è lecito richiedere a Matteo Renzi di lasciare i quindici giudici della Corte liberi di decidere sull'autodichia, ritirando la costituzione in giudizio dell'Avvocatura dello Stato.
Sarebbe anche questo l'indizio di un cambio di passo, superando l'anomalìa per la quale il nostro è l'unico Paese al mondo che attribuisce questo potere al suo Parlamento.

Rita Bernardini Segretaria Radicali Italiani e Irene Testa, coautrice insieme ad Alessandro Gerardi del libro "Parlamento zona franca" lo scudo dell'Autodichia hanno dichiarato:www.autodichia.blogspot.com



lunedì 10 marzo 2014

Stipendi d'oro alla Camera/Autodichia. Intervista a Irene Testa



Irene Testa coautrice del libro Parlamento Zona Franca a Quinta Colonna al minuto 22 e qualcosa..

Parlamento Zona Franca. Report intervista Irene Testa su Autodichia

Report, al minuto 5 e qualcosa...

Intervista a Irene Testa coautrice del libro Parlamento Zona Franca: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-fe919bae-2946-4e57-9a72-3b164b94162d.html

Istituzioni celate. Irene Testa ci spiega perché la Corte dei Conti non può mettere il naso nelle spese dei gruppi consiliari in Regione

Pubblicato su www.sardegnalive.net

di Roberto Tangianu

All'indomani degli arresti che vedono coinvolti esponenti del Consiglio regionale sardo per le spese fuori controllo del gruppo consiliare, Irene Testa, Radicale sarda da anni stabilitasi a Roma, ha recentemente ha approfondito alcune dinamiche politiche, fino a denunciare, in un libro di cui è coautrice - "Parlamento Zona Franca. Le camere e lo scudo dell'autodichia" - quello che lei definisce un sistema di protezioni istituzionali che garantisce uno scudo impenetrabile agli organi di controllo della giustizia amministrativa nei diversi settori della politica.

Irene Testa, può dirci in che cosa la sua attività a Roma può essere un contributo alla gestione della cosa pubblica nella nostra Regione?

Il nostro è un partito che la scorsa legislatura ha avuto una forte proiezione istituzionale, che mi ha consentito - collaborando con Rita Bernardini, l'avvocato Gerardi e altri - di cogliere alcune falle nel regime di controllo sulle spese degli organismi rappresentativi. Per esempio, è nostro l'emendamento 1.24 con cui si chiese di sopprimere il divieto per la Corte dei Conti di visionare i rendiconti delle spese dei consigli regionali. Ora Monti ha introdotto, dopo lo scandalo Fiorito in regione Lazio, un controllo sui gruppi consiliari, ma il Consiglio regionale in sé resta ancora senza controllo contabile. Diciamo che se i gruppi consiliari si mettono d'accordo nel moltiplicare i loro fondi, non ci può essere comunque un controllo a valle della Corte sul consuntivo del Consiglio. Continua
“Sembra un vezzo, una reminiscenza per storici o un’argomentazione da accademici e giuristi”, spiega Irene Testa “e invece è il cuore stesso del problema Italia, quello che ha consentito e consente al sistema partitocratico di vivere, alimentarsi, e diffondersi corrompendo ogni anfratto della vita pubblica”.

Autodichia, la “zona franca” dello Stato nello Stato: ecco dove non entrano i giudici


E’ inutile girarci intorno, in Italia c’è uno Stato nello Stato. E, attenzione, non è San Marino non è il Vaticano. La zona franca dove non entrano guardia di finanza, magistratura ordinaria e contabile e neppure il giudice del lavoro è tutta nel centro di Roma, prolifera nel cuore stesso della nostra bella e vituperata democrazia. I suoi confini triangolano tra le assemblee elettive di Camera e Senato, il Quirinale e gli organi costituzionali. Cos’hanno in comune? Il fatto che incidentalmente, da dentro, s’illuminano spiragli su decisioni, conti e costi che destano improvviso scandalo: lo stipendio stellare del funzionario inamovibile, la nomina discutibile, l’appalto opaco che sfugge al controllo della Corte dei Conti, fino alla gestione dei bilanci interni che è tanto autonoma e inconoscibile nei dettagli da consentire a chi li firma di proclamare grandi risparmi che si rivelano, puntualmente, falsi. La breccia si richiude subito, senza disturbare troppo gli inquilini, fino al prossimo lampo di cronaca. La chiave della sacra porta dello “Stato nello Stato” ha incisa una parola antica e carica di suggestioni: “Autodichia”. E che significa? Neppure chi ne beneficia – onorevoli, funzionari e dipendenti degli alti organi dello Stato – lo sa esattamente. Per lo Zanichelli è la “potestà riconosciuta alle Camere e alla Corte Costituzionale di giudicare, sostituendosi in ciò agli organi della giustizia amministrativa, sulle controversie relative al rapporto di impiego del personale da essi dipendente”.
Ma anche di regolare gli appalti lontano dalle maglie del codice dei contratti pubblici e dai controlli della Corte dei Conti. Nasce dal potere di giudicare ammissibilità e permanenza di un proprio membro anche di fronte alle richieste della giustizia ordinaria: ma mentre questo si ricava in Costituzione (art. 66 anche se tutte le revisioni costituzionali proposte cercano di superarlo), il principio ha dato luogo ad una estensione– mai introdotta espressamente nell’ordinamento – che sottrae alla legge ordinaria perfino le funzioni amministrative, che nulla hanno a che vedere con l’esercizio delle funzioni costituzionali. Gli esperti di diritto hanno spesso dibattuto l’argomento. Chi difendendo a spada tratta un principio nato per una ragione nobile di autonomia e indipendenza della rappresentanza politica dall’ingerenza di altri poteri (in origine quello monarchico, poi giudiziario). Chi perorando possibili contrappesi o denunciando gli effetti deleteri dell’autodichia sulla vita democratica.
I radicali Irene Testa e Alessandro Gerardi ne hanno scritto un libro (“Parlamento zona franca. Le camere e lo scudo dell’autodichia”, edito da Rubbettino) che spiega, tra cronaca politica e analisi giuridica, quanto siamo lontani dalle nobili origini.

mercoledì 26 febbraio 2014

L’autodichia al giudizio della Consulta. La politica a chilometri zero

La politica a chilometri zero
Nelle ultime sedute delle Camere di tutto si è parlato fuor che di misure generali. Una politica che contempla il proprio ombelico può sostituire, in un'Aula legislativa, l'attenzione per le tematiche del Paese nella sua interezza?

Dep. LOMBARDI: Ora ci domandiamo su quali personaggi invece voi facciate affidamento (…) Qualcuno lo abbiamo visto nel corso dell'esame della legge di stabilità e siamo riusciti anche a cacciarli: i lobbisti. Parlo di Tivelli, che siamo riusciti a tirar fuori dal mercato del Parlamento, ma tanti altri ce ne sono e tanti altri ne tireremo fuori nei prossimi mesi. Quindi, voi fate affidamento su questi personaggi, che sono portatori di interessi di grossi gruppi di potere e non certo dei cittadini. (Resoconto stenografico dell'Assemblea della Camera dei deputati di mercoledì 19 febbraio 2014)

giovedì 6 febbraio 2014

SENATO. BERNARDINI/TESTA. GRASSO DECIDE DI RINUNCIARE ALL'AUTODICHIA DEL SENATO, MA SOLO CONTRA PERSONAM


In riferimento all’autodifesa resa stamane nell’Aula dal presidente del Senato, il segretario dei radicali italiani Rita Bernardini e Irene Testa, coautrice insieme ad Alessandro Gerardi del libro Parlamento zona franca  hanno dichiarato:

“Dobbiamo essere grati al Presidente del Senato per aver dissipato dallo scranno più alto di palazzo Madama il dubbio sul fatto che il Senato faccia parte dello Stato-apparato (e, quindi, possa costituirsi in giudizio autonomamente rispetto alla Presidenza del consiglio).

Si tratta di un dubbio che, per la verità, non ha mai sfiorato i radicali: in tempi non sospetti abbiamo sostenuto che le Camere del Parlamento sono sottoposte alle stesse regole di tutte le pubbliche amministrazioni dello Stato italiano. A dire il vero, è una posizione che finora vede contrario proprio il Senato, che presieduto da Schifani si è costituito in Cassazione e presieduto da Grasso s’è costituito in Corte costituzionale a difesa dell’autodichia, che quel dubbio nega in radice.

Non resta che auspicare una maggiore consequenzialità, nei comportamenti della Presidenza del Senato, revocando il mandato a costituirsi dinanzi alla Corte costituzionale nella vicenda aperta dall’ordinanza n. 10400 della Corte di cassazione: se il senatore Grasso vuol dimostrare di saper agire “in piena autonomia e indipendenza”, metta da parte le convenienze delle strutture burocratiche degli organi costituzionali e ne affermi, inconfutabilmente, la sottoposizione alla legge.”